Studi sulla Divina Commedia

In questa sezione della Rivista, daremo inizio ad un percorso di studio sulla Divina Commedia di Dante Alighieri. Posteremo video, studi e documenti a partire dal I Canto dell’Inferno fino al XXIV del Paradiso, in un cammino infinito e ricco di conoscenza, spaziando fra gli studi classici ed i moderni, abbracciando varie correnti e filosofie, senza giudizio e senza pregiudizio, al solo fine di condividere la grande meraviglia che questa maestosa opera raccoglie in sé e non aspetta altro di essere “discoverta”
INFERNO
…mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita. (v 1-3)
e io, sol uno m’apparecchiava a sostener la guerra sì del cammino e sì della pietate, (v 1-5)
per me si va tra la perduta gente. (v 1-3)
che l’aura etterna facievan tremare; ciò avvenia di duol sanza martìri, (v 25-28)
mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. (v103-105)
sovra la gente che quivi è sommersa. Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra e ‘l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spirti ed iscoia ed isquatra. (v 13-18)
cominciò Pluto con la voce chioccia (v 1-2)
ch’ì ti conosco, ancor sie lordo tutto”. Allor distese al legno ambo le mani, per che l’maestro accorto lo sopinse, dicendo : “Via costà con li altri cani!” (V 37-42)
salvo che ‘l modo v’era più amaro; chè tra li avelli fiamme erano sparte, per le quali eran sì del tutto accesi, che ferro più non chiede verun’ arte. (v 115-120)
da la cintola in sù tutto l’vedrai”. Io avea già il mio viso nel suo fitto; ed el s’ergea col petto e con la fronte com’avesse l’inferno a gran dispitto. (v 32-36)
…e come incontinenza men Dio offende a men biasimo accatta? (v.81-84)
…come solien nel mondo andare a caccia. (v.55-57)
…ben dovrebbe’ esser la tua man più pia, sestate fossimo anime di serpi”. (v.37-39)
...nullo martiro, fuor che la tua rabbia, sarebbe al tuo furor dolor compito”. (v.63-66)
E Quelli: “O figliol mio, non ti dispiaccia se Brunetto Latino un poco teco ritorna n’dietro e lascia andar la traccia”. (v. 30-33)
Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni”. (v. 73-75)
che passa i monti e rompe i muri e l’armi! Ecco colei che tutto l’mondo appuzza”. (v. 1-3)
come la cerchia che d’intorno volge. Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo, di suo loco dicerò l’ordigno. (v. 1-6)
infino al grosso, e tutt’altro dentro stava. (v. 22-24)
di retro guarda e fa retroso calle (v. 37-39)
Poi l’addentar con più di cento raffi, disser: “Coverto convien che qui balli, sì che, se puoi, nascosamente accaffi” (v. 50-54)
fermò le piante a terra, e in un punto saltòe dal proposto lor si sciolse. (v. 120-123)
piangendo e nel sembiante stanca e vinta. (v. 57-60)
là dove l’collo a le spalle s’annoda, (v. 97-99)
né l’un né l’altro già parea quel ch’era… (v. 61-63)
.
.
pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e là menando (v. 85-88)
e sì vestito, andando, mi rancuro” (v.127-129)
fesso nel volto dal mento a ciuffetto. E tutti gli altri che tu vedi qui, seminator di scandalo e di scisma, fuor vivi, e però son fessi così. (v-31-36)
dannò Minos, a cui fallar non lece. (v 118-120)
pur ch’elli avesse avuta l’anguinaia
tronca da l’altro che l’uomo ha forcuto. (v. 49-51)
disse ‘l mio duca, “ond’elli ha cotal merto. Fialte ha nome… ” (v 91-94)
avea di vetro e non d’acqua sembiante. (v. 22-24)
forbendola à capelli del capo ch’elli avea di retro guasto. (v. 1-3)
e più con un gigante io mi convegno, che i giganti non fan con le sue braccia; (v. 27-31)